Credi di essere affetto dalla sindrome della spalla congelata?

Cos’è, diffusione, classificazione, stadi

Hai mai sentito parlare di Spalla Congelata (o Frozen Shoulder)? Il primo a coniare questo termine è stato il chirurgo americano Codman nel 1934; si tratta di una condizione clinica caratterizzata da dolore severo e limitazione nel movimento attivo e passivo dell’articolazione della spalla. A questi sintomi si accompagnano difficoltà nel dormire (soprattutto sul lato colpito), ansia, impedimento nella gestione delle attività quotidiane e lavorative. Si tratta di una condizione che impatta su quasi tutti gli aspetti della vita di tutti i giorni e la durata media può variare da 12 a 30 mesi.

Le informazioni che abbiamo riguardo l’insorgenza della Frozen Shoulder non sono ancora del tutto chiare e la nostra conoscenza in merito rimane scarsa, anche riguardo la sua incidenza. Secondo alcuni studi colpirebbe approssimativamente il 2-5% della popolazione, per lo più persone tra i 40-65 anni e sembra che le donne siano leggermente più interessate rispetto agli uomini. Allo stesso modo non c’è concordanza sul fatto che possa essere coinvolto più frequentemente l’arto dominante rispetto a quello non dominante.

segni e sintomi

Se soffri di Frozen Shoulder potresti lamentare dolore localizzato a livello della spalla durante il movimento, dolore notturno che rende impossibile dormire sul lato colpito, limitazione marcata del range di movimento attivo e passivo della spalla (in particolare elevazione e rotazione esterna) ma i tuoi referti diagnostici e gli esami del sangue potrebbero apparire tendenzialmente normali (ad eccezione di osteopenia che può essere riscontrata radiologicamente a livello della testa dell’omero). Il dolore insorge spontaneamente, in maniera graduale, ed è accompagnato successivamente da una significativa perdita di movimento dell’articolazione gleno-omerale su più di un piano di movimento, conseguente debolezza della muscolatura ed importante perdita di funzionalità della spalla che può influire sulle attività quotidiane. Questa condizione di solito inizia in una spalla e a volte colpisce successivamente anche l’altra. 

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Classificazioni

Vediamo qualche dettaglio tecnico in più: alcuni autori hanno cercato di creare una classificazione in base all’insorgenza di questa condizione. Ad oggi si usa distinguere in Spalla Congelata primaria e secondaria. La prima ha un’origine idiopatica, ciò significa che la causa dell’insorgere della patologia non è conosciuta. Quando si parla di Spalla Congelata secondaria invece si intende una condizione che compare in seguito o in combinazione ad un determinato fattore o evento.

Di conseguenza si tende a suddividere ulteriormente in Spalla Congelata secondaria intrinseca (se a livello della spalla sono presenti situazioni quali calcificazioni, tendinopatie, ecc), estrinseca (se insorge in seguito a trauma o ad intervento chirurgico) o sistemica (in combinazione con determinate patologie come il diabete mellito, problematiche alla tiroide e altre). E’ importante precisare comunque che una relazione definita tra queste condizioni e lo svilupparsi della spalla congelata rimane incerta. 

Tipicamente, a livello temporale, si riconoscono 3 fasi di evoluzione della patologia: 

Fase 1: potresti essere in questa fase se il dolore è severo e se presenti un graduale incremento di rigidità e perdita di movimento della spalla (2-9mesi).

Fase 2: durante questa fase noterai una diminuzione del dolore ma un aumento della rigidità e considerevoli limitazioni nel movimento (4-12mesi).

Fase 3: la mobilità della spalla migliora e potrai gradualmente tornare alla condizione preesistente.

Sebbene la Spalla Congelata sia una condizione temporanea e la maggior parte delle persone mostri una risoluzione completa e spontanea, sono stati documentati casi in cui sono residuati dolore e limitazioni di movimento a distanza di anni.

Caratteristiche biologiche

C’è da segnalare che il processo biologico che sta dietro l’insorgenza della Frozen Shoulder non è ancora del tutto compreso, ma processi immunologici, fibrotici e infiammatori sembrano giocare un ruolo importante. Le analisi istologiche più recenti hanno mostrato la presenza di markers infiammatori  nel tessuto (citochine, TNF, interleuchine), un aumentato numero di fibroblasti e miofibroblasti, i quali suggeriscono la presenza di un processo fibrotico, matrice di collagene densa  e componenti immunologiche.

Alcuni studi hanno suggerito che la spalla congelata possa cominciare come una risposta del sistema immunitario che sviluppa una sinovite infiammatoria e  possa condurre a una fibrosi della capsula. Tramite esami istologici è infatti riscontrabile un ispessimento e irrigidimento di quest’ultima.

Attraverso risonanza magnetica sono inoltre state studiate le alterazioni che possono essere riscontrate in seguito all’insorgenza di tale condizione: contrattura fibrosa dell’intervallo dei rotatori, del legamento coraco-omerale e del recesso ascellare. Oltre all’aumento di tensione a livello della capsula, è stata riscontrata una riduzione del volume dell’articolazione e la formazione di nuovi vasi sanguigni nella membrana sinoviale (soprattutto nelle fasi iniziali di questa condizione che tende successivamente a ridursi nella fase di rigidità). 

Diagnosi

Per quanto riguarda la diagnosi di Spalla Congelata non esiste un esame “gold standard”, che possa quindi accuratamente confermarne la presenza: la diagnosi si basa sull’esame clinico, sull’esclusione di altre patologie e referti radiologici della spalla tendenzialmente normali.

Trovare un consenso standardizzato per la diagnosi risulta difficoltoso; i criteri diagnostici sono: comparsa di dolore, riduzione del movimento attivo e passivo dell’articolazione gleno-omerale, specialmente in rotazione esterna, e referti radiologici normali (ad eccezione di una possibile osteopenia della testa dell’omero) ma ulteriori ricerche sono necessarie per validare questo approccio.

Gli esami radiologici servono soprattutto per escludere altre condizioni che potrebbero causare dolore e limitazione nei movimenti e così mascherarsi come una Spalla Congelata (fratture, osteoartrosi, necrosi avascolare, ecc). 

Trattamenti

Come gestire la Frozen Shoulder?

Sono stati valutati e considerati molteplici trattamenti per la Spalla Congelata ma ad oggi ancora non è stato trovato un consenso.

FISIOTERAPIA

Se soffri di Frozen Shoulder la gestione della tua situazione e gli obiettivi per impostare il tuo recupero devono essere relativi alla fase della patologia in cui ti trovi e sopratutto al tuo grado di irritabilità (riduzione del dolore, recupero della mobilità e ritorno alle attività funzionali). L’educazione riguardo i comportamenti da adottare può aiutarti nella gestione del dolore. Inoltre, fornirti le giuste informazioni riguardo questa condizione, la sua storia naturale e i trattamenti disponibili (compresi rischi, benefici e possibili risultati) può aiutarti a fare chiarezza ed essere più consapevole di ciò che sta succedendo. Insieme al terapista, considerando i tuoi pensieri, le tue aspettative e la tua condizione clinica, si potrà concordare un programma terapeutico condiviso con obiettivi a breve, medio e lungo termine. 

Nella prima fase, caratterizzata principalmente dal dolore, l’obiettivo principale deve essere aiutarti a ridurre la sintomatologia dolorosa ed è dunque preferibile adottare trattamenti conservativi volti alla gestione del dolore (educazione su comportamenti da adottare o da evitare, fisioterapia, supporto farmacologico se necessario e a volte infiltrazioni).

Nella fase 2 o 3 attraverso la fisioterapia ci si concentrerà sul mantenimento/recupero del range articolare di tutto il cingolo scapolare. Durante le fasi di dolore e limitazione del movimento è possibile aver messo in atto meccanismi di compenso per cercare di ridurre la sintomatologia dolorosa e mantenere un certo grado di mobilità. Altro aspetto fondamentale è il recupero della forza muscolare che ti permetterà di riguadagnare autonomia nelle attività quotidiane. 

Le ricerche scientifiche supportano l’efficacia delle tecniche di mobilizzazione articolare e dell’esercizio attivo: queste hanno mostrato risultati migliori in termini di riduzione del dolore e incremento della mobilità (e quindi della funzionalità) sia nel breve che nel lungo termine rispetto a trattamenti passivi (come gli ultrasuoni o il massaggio). 

Trattamenti alternativi o non conservativi

Cosa sappiamo?

L’efficacia dell’agopuntura è incerta. Le infiltrazioni di corticosteroidi non hanno un esito risolutivo ma possono aiutare a ridurre il dolore nel breve termine, soprattutto durante la fase 1 (fase di dolore).  Sembrano avere maggiore efficacia nel medio termine se associate alla fisioterapia. La manipolazione e sblocco sotto anestesia non sembra invece avere il supporto completo dell’evidenza scientifica: a distanza di tempo non sembra avere maggiore effetto rispetto a chi ha eseguito solo esercizi fisioterapici. Inoltre sono stati riportati casi di danni intrarticolari in seguito allo sblocco in narcosi (versamento, lesioni del cercine glenoideo, ecc).

Per quanto riguarda gli approcci chirurgici non sono ancora stati presentati studi di alto livello per verificarne l’effettiva efficacia rispetto ad altri trattamenti.

CONCLUSIONI: COSA POSSIAMO FARE PER AIUTARE IL PAZIENTE?

La Spalla congelata è una condizione clinica che impatta notevolmente sulle attività quotidiane, può creare frustrazione e incidere in modo significativo sull’umore e sulla serenità della persona. Un aspetto fondamentale del nostro percorso sarà darti le informazioni necessarie per affrontare la situazione, analizzarla e concordare insieme un piano d’azione. La gestione della patologia tramite mobilizzazione e esercizi attivi appare la strategia con maggiori benefici nel medio e lungo termine: aiuta nel controllo del dolore, nel recupero della mobilità e nella funzionalità dell’arto superiore. Sebbene la patologia presenti un decorso lungo, un programma di esercizi attivi può aiutarti a mantenere i risultati raggiunti.

 

 

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